In molti piccoli condomìni italiani, la figura dell’amministratore non è sempre esterna o professionista. Spesso viene scelto un amministratore interno, ovvero un condomino che si assume il compito di gestire l’edificio. Ma quali sono i requisiti per diventare amministratore interno di condominio? È obbligatorio possedere una formazione specifica? Esistono limiti o obblighi di legge?
Vediamolo insieme, con il supporto delle fonti normative ufficiali e indicazioni pratiche per i condomini.

Chi è l’amministratore di condominio interno?
Per “amministratore interno” si intende un condomino che, su nomina dell’assemblea, svolge le funzioni di amministratore del condominio. A differenza dell’amministratore professionista, egli non svolge l’attività a titolo imprenditoriale o abituale, ma solo per la gestione del proprio edificio.
Cosa dice la legge: i requisiti secondo l’art. 71-bis delle disposizioni di attuazione del Codice Civile
La riforma del condominio (Legge n. 220/2012), entrata in vigore il 18 giugno 2013, ha introdotto importanti novità in merito ai requisiti dell’amministratore. L’articolo di riferimento è il 71-bis delle disposizioni di attuazione del Codice Civile, che stabilisce che l’amministratore deve:
- Godere dei diritti civili.
- Non essere stato condannato per reati contro la pubblica amministrazione, l’amministrazione della giustizia, la fede pubblica, il patrimonio o altri reati gravi.
- Non essere stato interdetto o inabilitato.
- Non essere stato sottoposto a misure di prevenzione.
- Aver conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado.
- Aver frequentato un corso di formazione iniziale e svolgere attività di formazione periodica (solo se amministratore professionista).
Tuttavia, il comma 2 dell’art. 71-bis specifica che:
“I requisiti di cui ai numeri 5 e 6 non si applicano se l’amministratore è nominato tra i condomini dello stabile.”
Conclusione chiara: un amministratore interno non ha obbligo di formazione né di diploma.
Quindi: quali sono i requisiti minimi per l’amministratore interno?
Se l’amministratore è scelto tra i condomini, i requisiti minimi richiesti sono:
- Essere maggiorenne
- Godere dei diritti civili
- Non avere condanne o misure interdittive gravi
Non è necessario il diploma di maturità e non è richiesto aver frequentato corsi formativi specifici.
Cosa comporta essere amministratore interno?
Un amministratore interno ha le stesse responsabilità giuridiche e amministrative di un professionista, anche se svolge l’incarico in modo occasionale. Tra i suoi compiti:
- Convocare e redigere i verbali dell’assemblea
- Redigere il rendiconto annuale e il bilancio preventivo
- Gestire la contabilità condominiale
- Curare la manutenzione delle parti comuni
- Far rispettare il regolamento condominiale
- Conservare e aggiornare il registro anagrafico condominiale (obbligatorio)
Le responsabilità civili e penali restano, per legge, in capo all’amministratore nominato, anche se interno.
Quando è consigliabile NON scegliere un amministratore interno
Anche se legalmente possibile, ci sono casi in cui è preferibile rivolgersi a un professionista, ad esempio:
- Presenza di liti frequenti tra condomini
- Condominio con molti appartamenti o strutture complesse (ascensori, impianti centralizzati, ecc.)
- Necessità di gestione fiscale avanzata, come per i bonus edilizi (Superbonus, Ecobonus)
- Grandi interventi di ristrutturazione
- Rischio di conflitto di interessi con l’amministratore interno
Fonti ufficiali e approfondimenti
Per approfondire e consultare direttamente i riferimenti normativi:
- Codice Civile, art. 1129 e art. 1130
- Disposizioni di attuazione del Codice Civile, art. 71-bis – Normattiva.it
- Ministero della Giustizia – sezione Condominio – www.giustizia.it
- ANACI – Associazione Nazionale Amministratori Condominiali – www.anaci.it
Conclusioni
L’amministratore interno di condominio è una figura pienamente legittima secondo la legge italiana. Sebbene non debba possedere un diploma o seguire corsi di formazione, resta soggetto a responsabilità importanti, civili e penali. Per questo, anche in assenza di obblighi formativi, una formazione base e un supporto legale o contabile sono fortemente consigliati.
La gestione condominiale oggi è sempre più articolata: la scelta tra amministratore interno o professionista dipende dalla complessità del condominio e dalla capacità del soggetto nominato.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.