La lotta al dolore cronico si arricchisce di una promettente alternativa agli oppioidi. Un gruppo di ricercatori statunitensi ha messo a punto nuove molecole capaci di bloccare la causa principale del dolore neuropatico agendo in modo selettivo, senza provocare dipendenza né gravi effetti collaterali.
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il dolore cronico colpisce circa 50 milioni di americani e rappresenta una delle principali cause di disabilità e assenteismo. Purtroppo, per molti pazienti, l’unica soluzione disponibile è ancora il ricorso agli oppioidi – farmaci ad alto rischio di dipendenza e overdose.

Tra dicembre 2020 e dicembre 2021, oltre 107.000 americani sono morti per overdose da oppioidi, secondo l’American Medical Association.
La scoperta: colpire la chinasi EphB1/2 per spegnere il dolore
La nuova frontiera della terapia contro il dolore cronico arriva dal Texas Tech University Health Sciences Center (TTUHSC), dove il team del dott. Mahmoud Salama Ahmed sta sviluppando piccole molecole in grado di inibire la tirosin-chinasi EphB1/2, una proteina coinvolta nella trasmissione del dolore neuropatico.
Il progetto, finanziato dal National Institute of Neurological Disorders and Stroke (NIH) con un contributo di 1,94 milioni di dollari, punta a dimostrare che bloccare selettivamente questa chinasi potrebbe invertire sintomi come:
- Iperalgesia termica (ipersensibilità al calore)
- Allodinia meccanica (dolore causato da stimoli innocui)
Nuove molecole, addio agli antibiotici
In passato, il team aveva osservato un effetto analgesico in alcune tetracicline (minociclina, clortetraciclina, demeclociclina), ma l’uso di questi antibiotici presentava limiti: erano necessarie dosi elevate e prolungate, con il rischio di resistenza antibiotica e altri effetti collaterali.
Ora, Ahmed e la sua collega, la prof.ssa Jenny Wilkerson, stanno testando 50-60 nuove molecole create in laboratorio, non più basate su antibiotici, ma progettate per potenza e precisione. Due di queste sono già in fase avanzata di valutazione preclinica.
“Queste molecole hanno mostrato una maggiore efficacia rispetto alle tetracicline nel colpire la chinasi EphB1/2”, afferma Ahmed. “Il nostro obiettivo è capire se la loro inibizione sia sufficiente per bloccare o invertire il dolore neuropatico.”
Un approccio più sicuro e mirato
La prof.ssa Wilkerson, che vanta 17 anni di esperienza nei modelli di dolore cronico, guida ora i test in vivo per valutare:
- L’efficacia delle nuove molecole
- L’eventuale comparsa di effetti collaterali cognitivi o comportamentali
- L’impatto sulla neuroinfiammazione e sulla risposta immunitaria periferica
“Molti pazienti non rispondono bene né agli oppioidi né ai gabapentinoidi”, ha spiegato Wilkerson. “Con questo approccio potremmo prevenire lo sviluppo stesso del dolore cronico, intervenendo alla radice del problema.”
Verso terapie non dipendenti e personalizzabili
Il team ipotizza che le nuove molecole diventino strumenti cruciali per lo studio dei meccanismi del dolore, aprendo la strada a trattamenti:
- Non oppioidi
- Selettivi
- Con potenziale applicazione nel dolore cronico post-operatorio, da chemioterapia o trauma nervoso
Conclusione: una speranza concreta nella lotta al dolore
Questa nuova classe di farmaci, se validata anche nei trial clinici futuri, potrebbe rivoluzionare il trattamento del dolore cronico. In un contesto globale in cui la crisi degli oppioidi continua a mietere vittime, la ricerca del TTUHSC rappresenta una speranza concreta e innovativa.
Come sottolinea anche il National Institutes of Health, lo sviluppo di terapie non dipendenti è una priorità strategica per la salute pubblica del XXI secolo.