Apple si prepara ad affrontare un impatto economico da 900 milioni di dollari nel solo trimestre corrente, a causa dei dazi imposti dall’amministrazione Trump sulle importazioni dalla Cina. Lo ha annunciato il CEO Tim Cook durante la call con gli investitori, rivelando anche un’importante svolta strategica: la produzione degli iPhone venduti negli Stati Uniti sarà trasferita progressivamente dall’Asia alla sede indiana.

Un cambio epocale che conferma come la geopolitica stia rimodellando le supply chain globali, soprattutto nel settore tech.
Dazi al 145% e nuove rotte produttive: Apple cambia strategia
Secondo quanto riportato dalla testata finanziaria CNBC, le nuove tariffe introdotte dall’ex presidente Donald Trump arrivano fino al 145% su alcuni prodotti tecnologici di origine cinese. Anche se gli iPhone sono temporaneamente esenti da queste sanzioni, restano soggetti a un’imposta minima del 20%, con il rischio concreto di ulteriori aumenti.
Il CEO Tim Cook ha dichiarato:
“Supponendo che le tariffe e le politiche attuali rimangano in vigore, prevediamo un impatto di circa 900 milioni di dollari sui nostri costi trimestrali.”
Per contrastare questi rincari, Apple ha accelerato il processo di delocalizzazione della produzione in India, dove è già attiva una rete di fornitori e assemblatori come Foxconn. Stando alle stime di Wedbush Securities, attualmente circa il 90% degli iPhone è ancora prodotto in Cina, ma il trend è destinato a cambiare rapidamente.
India e Vietnam: i nuovi pilastri della produzione Apple
Oltre agli iPhone destinati agli Stati Uniti, Cook ha confermato che iPad, Mac, Apple Watch e AirPods venduti in Nord America saranno presto fabbricati in Vietnam. La Cina, invece, continuerà a servire i mercati internazionali, mantenendo una quota significativa nella supply chain.
Secondo il report del Wall Street Journal, Apple ha già avviato la costruzione di nuove infrastrutture in India, parte di un investimento da 500 miliardi di dollari annunciato a febbraio 2025, volto a rafforzare la presenza globale dell’azienda e ad aggirare le barriere commerciali.
Reazione dei mercati e performance trimestrali
Nonostante la solidità dei risultati finanziari, il titolo Apple ha registrato un calo del 4% nel mercato after-hours, riflettendo le preoccupazioni degli investitori legate all’instabilità commerciale.
Nel trimestre gennaio-marzo 2025:
- Ricavi totali: 95,4 miliardi di dollari (+5% su base annua)
- Ricavi iPhone: 46,8 miliardi di dollari (+2%)
- Regione Grande Cina: 16 miliardi di dollari (-2%)
La lieve flessione in Cina è attribuita alla concorrenza crescente di marchi locali come Xiaomi, Oppo e Huawei, che continuano a guadagnare quote di mercato grazie a prezzi più competitivi e innovazioni hardware.
Perché produrre iPhone in USA è (quasi) impossibile
L’amministrazione Trump spinge da anni per riportare la produzione di iPhone in America, ma gli esperti restano scettici. Dan Ives, analista di Wedbush, ha stimato che un iPhone assemblato negli Stati Uniti potrebbe arrivare a costare oltre 3.500 dollari, rendendo l’opzione impraticabile dal punto di vista commerciale.
Gli investimenti annunciati da Apple negli Stati Uniti, inclusi data center per l’intelligenza artificiale e programmi formativi per produttori locali, non riguardano direttamente l’assemblaggio degli iPhone, ma piuttosto la crescita dell’ecosistema “Apple Intelligence”.
Conclusioni: l’equilibrio precario tra business e geopolitica
Il caso Apple è emblematico di come le grandi aziende tech siano sempre più esposte alle tensioni geopolitiche. Dazi, guerre commerciali e incertezza normativa stanno costringendo i giganti della tecnologia a ripensare le proprie filiere produttive, in un contesto globale sempre più instabile.
Il trasferimento della produzione in India rappresenta non solo una risposta tattica ai dazi USA, ma anche una mossa strategica a lungo termine per garantire flessibilità e resilienza operativa.