Un nuovo studio pubblicato su Astronomy & Astrophysics ha portato alla luce quattro nuovi esopianeti, alcuni dei quali con caratteristiche molto simili a quelle della Terra. Gli astronomi li hanno scoperti analizzando stelle nane rosse – note anche come nane M, corpi celesti più piccoli e freddi rispetto al nostro Sole – utilizzando il sofisticato spettrografo CARMENES, situato all’Osservatorio di Calar Alto in Spagna.

Queste stelle rappresentano una classe particolarmente interessante per gli scienziati, poiché sono molto comuni nella nostra galassia e mostrano un’attività stabile per miliardi di anni, rendendole ambienti potenzialmente favorevoli allo sviluppo della vita. Secondo il Centro di Astronomia dell’Università di Heidelberg, le nane M offrono condizioni ideali per esplorare la possibilità di esistenza di mondi abitabili.
Il team ha osservato 15 di queste stelle, utilizzando il metodo della velocità radiale per rilevare minime oscillazioni causate dalla presenza di pianeti orbitanti. Il risultato? La scoperta di quattro nuovi esopianeti, tre dei quali hanno dimensioni comprese tra 1,03 e 1,52 masse terrestri, con orbite rapidissime inferiori a due giorni. Il quarto, più massiccio, ha una massa di circa 14,3 volte quella della Terra e un periodo orbitale di oltre 1.200 giorni.
Come ha affermato il Dott. Andreas Quirrenbach, direttore dell’Osservatorio Königstuhl e coautore dello studio, “i piccoli pianeti rocciosi nella cosiddetta zona abitabile sono i candidati più promettenti per ospitare forme di vita“. Queste zone sono quelle regioni attorno a una stella dove l’acqua liquida potrebbe esistere – un criterio fondamentale per la vita come la conosciamo.
Il progetto CARMENES, che ha già fornito risultati rilevanti per lo studio degli esopianeti, continua a rafforzare la nostra comprensione dell’universo e ad affinare la nostra capacità di individuare mondi simili al nostro. Approfondimenti simili sono stati anche sostenuti da istituzioni come la NASA Exoplanet Exploration e l’ESA (European Space Agency).
Con l’espansione delle tecnologie di rilevamento, ci troviamo all’alba di una nuova era scientifica, in cui l’identificazione di pianeti potenzialmente abitabili diventa sempre più precisa. La domanda che affascina da sempre l’umanità – siamo soli nell’universo? – potrebbe avere risposte concrete nei prossimi decenni.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.