La manifattura cinese ha registrato a marzo la migliore performance degli ultimi 12 mesi, sostenuta da un’impennata dei nuovi ordini e da un parziale rafforzamento della domanda interna. Secondo i dati ufficiali, l’indice PMI manifatturiero è salito a 50,5, rispetto al 50,2 di febbraio, segnando il punto più alto da marzo 2024. Tuttavia, gli analisti avvertono: il rilancio potrebbe essere temporaneo, a causa delle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.

Un segnale positivo per l’economia da 18 trilioni di dollari
Il miglioramento dell’attività manifatturiera è visto come un segnale incoraggiante per la seconda economia mondiale, che sta beneficiando delle recenti misure di stimolo fiscale e di un’accelerazione degli acquisti da parte dei partner esteri, timorosi di nuove restrizioni doganali imposte dagli Stati Uniti.
Il sottoindice dei nuovi ordini è salito a 51,8, il livello più alto in un anno, indicando una crescita significativa della domanda interna. Anche l’indice PMI non manifatturiero, che include i servizi e il settore delle costruzioni, è aumentato da 50,4 a 50,8.
“Gli indici suggeriscono che la spesa per infrastrutture è in ripresa e che le esportazioni restano solide, almeno per ora”, ha dichiarato Julian Evans-Pritchard di Capital Economics.
Dazi in arrivo dagli Stati Uniti: minaccia alla ripresa cinese?
Nonostante i segnali positivi, le tensioni commerciali con Washington minacciano di vanificare i progressi. Il presidente statunitense Donald Trump è pronto ad annunciare nuove tariffe “reciproche” questa settimana, aggiungendo a quelle già in vigore – che rappresentano un’imposta complessiva del 20% su tutte le importazioni cinesi.
Trump ha accusato Pechino di non fare abbastanza per fermare l’export di sostanze chimiche usate per produrre fentanil, un oppioide altamente letale, alimentando ulteriormente la frizione tra le due potenze.
Il rallentamento è dietro l’angolo?
Nonostante l’ottimismo sul breve termine, gli analisti restano cauti. L’economia cinese ha affrontato un inizio 2025 incerto, con un recupero parziale nei consumi, ma pressioni deflazionistiche e disoccupazione in aumento. Inoltre, il settore immobiliare continua a pesare negativamente sulla crescita complessiva.
“È un miglioramento, ma non sufficiente”, ha detto Xu Tianchen, economista senior presso l’Economist Intelligence Unit.
“I prezzi di produzione sono calati nonostante l’aumento degli ordini. Il settore immobiliare resta un freno.”
Xi Jinping cerca di rassicurare le multinazionali
Per contenere l’incertezza tra gli investitori esteri, il presidente Xi Jinping ha recentemente incontrato un gruppo di CEO di multinazionali, incoraggiandoli a difendere le catene di approvvigionamento globali. Pechino ha inoltre rilanciato il programma “cash for clunkers” per incentivare i consumi domestici attraverso la rottamazione di beni di consumo.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Il governo cinese ha confermato il target di crescita per il 2025 a “circa il 5%”, ma dovrà affrontare sfide significative. Gli analisti di Reuters prevedono che il PMI Caixin del settore privato salirà a 51,1, dati attesi il 1° aprile.
Ma l’ottimismo è moderato. Come sottolinea Evans-Pritchard:
“Il supporto fiscale potrà aumentare nei prossimi mesi, ma le nuove tariffe USA peseranno sulle esportazioni, limitando la crescita nel medio periodo.”
Conclusione
La manifattura cinese dà segnali incoraggianti, ma la fragilità dell’equilibrio economico globale e le tensioni geopolitiche con gli Stati Uniti pongono nuovi ostacoli. Il prossimo trimestre sarà cruciale per capire se la Cina riuscirà a consolidare la sua ripresa o se sarà costretta a ricalibrare le proprie strategie di crescita.