- La consulenza finanziaria è un’attività regolamentata e riservata a soggetti autorizzati;
- Le principali normative di riferimento sono il TUF e i regolamenti Consob;
- È fondamentale distinguere tra consulenza indipendente e non indipendente.
Normative di riferimento per la consulenza in investimenti
Chi desidera offrire un servizio di consulenza finanziaria in Italia deve attenersi a una serie di norme rigorose che disciplinano l’attività. Questo settore è infatti altamente regolamentato per tutelare gli investitori e garantire trasparenza ed equilibrio nel mercato finanziario. Il riferimento principale è il Testo Unico della Finanza (TUF), il D.lgs. 58/1998, che stabilisce i requisiti per l’autorizzazione, la vigilanza e le modalità operative dei soggetti abilitati. A vigilare sull’applicazione di tali disposizioni è la Consob, che rilascia l’autorizzazione all’esercizio dell’attività e aggiorna regolarmente i regolamenti di attuazione.

Non possono improvvisarsi consulenti soggetti privi di abilitazione: l’attività può essere svolta solo da intermediari autorizzati o da consulenti finanziari iscritti all’albo, suddiviso in tre sezioni (autonomi, società e abilitati all’offerta fuori sede). Le norme impongono anche obblighi stringenti in termini di profilazione del cliente, adeguatezza delle raccomandazioni e tracciabilità delle operazioni.
Tipologie di consulenza: indipendente e non indipendente
Nel contesto normativo italiano ed europeo, è essenziale distinguere tra consulenza indipendente e non indipendente, poiché da questa classificazione derivano differenti obblighi di trasparenza, limiti operativi e potenziali conflitti di interesse. La distinzione nasce con la direttiva MiFID II (2014/65/UE), recepita in Italia nel 2018, che ha introdotto standard più stringenti a tutela dell’investitore.
Un consulente indipendente è tenuto a offrire raccomandazioni personalizzate senza percepire incentivi o commissioni da terzi, come banche o società di gestione. Deve basarsi su un’analisi ampia e imparziale del mercato, proponendo strumenti finanziari realmente in linea con il profilo dell’investitore. È il caso, ad esempio, dei consulenti autonomi o delle società di consulenza finanziaria indipendente (SCF).
Al contrario, un consulente non indipendente può ricevere inducements (incentivi) da parte di soggetti terzi e, pur dovendo rispettare il principio di adeguatezza, può consigliare strumenti collocati da intermediari con cui ha accordi commerciali. È la modalità tipica dei promotori finanziari o dei consulenti bancari.
Questa distinzione, anche se tecnica, ha impatti concreti: chi sceglie un servizio indipendente sa che il consulente non ha interessi economici legati agli strumenti consigliati, ma spesso dovrà sostenere un costo diretto per il servizio ricevuto.
Obblighi verso il cliente: trasparenza e adeguatezza
Ogni consulente finanziario abilitato, sia indipendente che non, è tenuto a rispettare precisi obblighi informativi e comportamentali nei confronti del cliente. Questi obblighi sono sanciti dal TUF e dalla normativa europea MiFID II, e mirano a garantire che ogni proposta di investimento sia davvero adeguata alle caratteristiche del singolo risparmiatore.
In primo luogo, è obbligatorio procedere alla profilazione del cliente, attraverso un questionario dettagliato volto a valutare la sua situazione finanziaria, gli obiettivi di investimento, la propensione al rischio e l’orizzonte temporale. Solo dopo questa fase è possibile fornire raccomandazioni personalizzate, costruite sulla base del profilo emerso.
Altro punto fondamentale è il principio di trasparenza: il consulente deve illustrare con chiarezza le caratteristiche, i costi e i rischi degli strumenti finanziari proposti. Inoltre, deve comunicare se sussistono conflitti di interesse e in che modo essi vengono gestiti.
Infine, ogni suggerimento deve rispettare il principio di adeguatezza, ovvero risultare coerente con le conoscenze e l’esperienza del cliente. In caso contrario, il professionista è tenuto a non procedere con la raccomandazione o, almeno, a segnalare in modo esplicito i rischi dell’operazione.
Vigilanza e sanzioni: il ruolo di Consob e OCF
Il settore della consulenza finanziaria è costantemente monitorato da autorità di vigilanza che hanno il compito di garantire la correttezza del mercato e la protezione degli investitori. In Italia, le due principali autorità preposte al controllo sono la Consob (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa) e l’OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei Consulenti Finanziari).
La Consob è responsabile della vigilanza sull’intero sistema finanziario: controlla le società di investimento, gli intermediari e i mercati regolamentati, verificando che le attività siano svolte nel rispetto delle normative. In caso di violazioni, può adottare provvedimenti cautelari, come la sospensione dell’attività, o avviare procedimenti sanzionatori.
L’OCF, invece, gestisce l’iscrizione e la tenuta dell’albo dei consulenti finanziari. Ha il potere di effettuare controlli ispettivi, valutare l’idoneità dei soggetti iscritti e intervenire in caso di comportamenti scorretti o non conformi alla deontologia professionale.
Le sanzioni previste per chi esercita la consulenza senza autorizzazione o viola le regole possono essere pecuniarie (multe anche superiori a 500.000 euro), amministrative (radiazione dall’albo), oppure penali, nei casi più gravi. Chiunque desideri offrire questo servizio deve quindi essere pienamente consapevole delle conseguenze legali connesse a una condotta irregolare.
Come diventare consulente finanziario abilitato
Diventare consulente finanziario abilitato in Italia richiede un percorso formativo e abilitativo ben definito, disciplinato dall’OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo). È una professione regolamentata che impone competenze specifiche, requisiti morali e il superamento di un esame pubblico.
Il primo requisito è il possesso di un titolo di studio pari almeno al diploma di scuola superiore. Tuttavia, una laurea in economia, giurisprudenza o finanza rappresenta spesso un vantaggio, soprattutto in sede di preparazione all’esame e inserimento nel mercato del lavoro.
Il passo successivo è prepararsi all’esame OCF, che si svolge periodicamente e valuta le competenze in materia finanziaria, giuridica e fiscale. È possibile studiare da autodidatta oppure iscriversi a corsi di formazione specializzati, erogati da enti accreditati o società private.
Superato l’esame, il candidato deve iscriversi all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari, scegliendo tra:
- Sezione dei consulenti abilitati all’offerta fuori sede;
- Sezione dei consulenti finanziari autonomi;
- Sezione delle società di consulenza finanziaria.
Oltre al superamento della prova, sono richiesti requisiti di onorabilità e assenza di condanne penali. Una volta iscritto, il professionista può iniziare a operare legalmente nel settore, rispettando le normative in materia di trasparenza, tracciabilità e adeguatezza.
Consulenza in investimenti – Domande frequenti
Quali sono i requisiti per esercitare la consulenza finanziaria?
È necessario superare l’esame OCF, possedere almeno un diploma di scuola superiore, rispettare i requisiti di onorabilità e iscriversi all’Albo Unico dei Consulenti Finanziari.
Chi controlla l’attività dei consulenti finanziari?
Le principali autorità di vigilanza sono la Consob, che si occupa della supervisione del mercato, e l’OCF, che gestisce l’albo e verifica la condotta dei professionisti.
Qual è la differenza tra consulente indipendente e non indipendente?
Il consulente indipendente non può ricevere incentivi da terzi e deve proporre strumenti imparziali; quello non indipendente può ricevere provvigioni da banche o altri soggetti, purché nel rispetto del principio di adeguatezza.
Cosa succede se si esercita la consulenza senza autorizzazione?
Chi opera senza autorizzazione rischia sanzioni pecuniarie, radiazione dall’albo e, nei casi più gravi, conseguenze penali.