Le nuove tariffe commerciali proposte da Donald Trump stanno scuotendo le fondamenta su cui Apple ha costruito il proprio impero tecnologico. Investitori, dirigenti e consumatori osservano con apprensione gli sviluppi, temendo che il colosso di Cupertino possa essere travolto dalle conseguenze di una guerra commerciale su larga scala.

Una strategia fondata sulla globalizzazione
Negli ultimi 25 anni, Apple ha rappresentato il volto più brillante dell’innovazione americana. Da Steve Jobs a Tim Cook, l’azienda ha prosperato grazie a una strategia globale che ha combinato design e sviluppo in California con l’assemblaggio in Cina. Questo modello, simbolo dell’epoca d’oro della globalizzazione, ha permesso ad Apple di scalare la vetta fino a diventare – nel 2011 – l’azienda più preziosa al mondo, mantenendo quel primato per oltre un decennio.
Tuttavia, l’introduzione di nuovi dazi da parte di Trump potrebbe stravolgere questo equilibrio, costringendo Apple a rivedere radicalmente la sua catena di approvvigionamento.
Il crollo in borsa: un campanello d’allarme
Giovedì scorso, il titolo Apple ha registrato un calo del 9,3%, la peggiore performance giornaliera dal marzo 2020, in piena crisi COVID. Un segnale allarmante, soprattutto considerando che si tratta della peggior perdita tra i cosiddetti “Magnifici 7” del tech.
Trump spinge per una produzione 100% americana
Il messaggio dell’ex presidente è chiaro: “Gli iPhone devono essere prodotti in America”. L’obiettivo è riportare la manifattura tecnologica sul suolo statunitense, riducendo la dipendenza da Cina, Taiwan e altri paesi asiatici.
Ma gli esperti avvertono: ricollocare la produzione Apple negli USA è un’impresa titanica. Secondo l’analista Dan Ives, ci vorrebbero almeno tre anni e 30 miliardi di dollari solo per trasferire il 10% della catena produttiva. Un’operazione che potrebbe far lievitare il prezzo degli iPhone fino a 3.500 dollari, compromettendone l’accessibilità sul mercato.
Le alternative di Apple e le nuove sfide globali
Negli ultimi anni, Apple ha già iniziato a diversificare la sua produzione, ampliando la presenza in paesi come India e Vietnam, e riattivando alcune operazioni negli Stati Uniti. Questa mossa è nata dalle tensioni geopolitiche tra Cina e Taiwan, oltre che dagli effetti della pandemia.
Tuttavia, il nuovo piano tariffario di Trump non risparmia nemmeno queste nazioni, minacciando di vanificare gli sforzi fatti da Apple per ridurre i rischi geopolitici.
Il futuro dell’iPhone è incerto
Durante il suo primo mandato, Trump aveva concesso ad Apple un’esenzione dai dazi, su pressione diretta di Tim Cook. Oggi però il clima politico appare molto meno conciliatorio. Le nuove politiche commerciali sembrano orientate verso una linea più rigida, con poche possibilità di deroghe.
In un mondo sempre più instabile, Apple si trova davanti a una scelta difficile: rivedere completamente il proprio modello produttivo o affrontare una significativa erosione dei margini e della competitività.