L’aria sta cambiando, e non solo in senso metaforico. Le normative antinquinamento per le auto stringono le maglie, spingendoci verso un futuro a zero emissioni. Tra sigle come Euro 7 e la fatidica data del 2035, è facile sentirsi disorientati. Eppure, questa è una delle trasformazioni più importanti del nostro tempo, una rivoluzione che viaggia su quattro ruote e che ci riguarda tutti.

Ma quindi, cosa cambia davvero con l’Euro 7?
Ti sei mai chiesto se l’inquinamento di un’auto provenga solo dal tubo di scappamento? Per anni, le normative si sono concentrate quasi esclusivamente sui gas di scarico. La classificazione Euro 6, ad esempio, ha imposto limiti severi su inquinanti come gli ossidi di azoto (NOx) e il particolato (PM), fissando le emissioni per le auto a benzina a 60 mg/km di NOx e per i diesel a 80 mg/km.
Con il nuovo standard Euro 7, che entrerà in vigore gradualmente, la prospettiva si allarga in modo sorprendente. Se da un lato i limiti per i gas di scarico delle autovetture non si discostano molto da quelli attuali, dall’altro la norma introduce per la prima volta un controllo su fonti di inquinamento fino a ieri ignorate: freni e pneumatici. Sembra incredibile, ma l’abrasione di questi componenti genera polveri sottili. L’Euro 7 stabilisce limiti precisi per le particelle emesse dai freni (fino a 3 mg/km per i veicoli elettrici puri dal 2035). Una vera e propria svolta, che considera l’impatto del veicolo nella sua interezza. Non è più solo una questione di motore, ma di come l’intera macchina interagisce con l’ambiente.
La strada verso il 2035 è a senso unico?
La data che tutti hanno segnato in rosso sul calendario è il 2035: lo stop alla vendita di auto e furgoni nuovi con motori a benzina e diesel nell’Unione Europea. Questo non significa che dal giorno dopo le auto attuali spariranno, ma che ogni nuovo veicolo immatricolato dovrà essere a emissioni zero di CO2. Come ha confermato il Parlamento Europeo, l’obiettivo è rendere il settore dei trasporti completamente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050.
Questa decisione, però, non è un monolite. Sul tavolo resta aperta la discussione sugli e-fuels, i carburanti sintetici prodotti da fonti rinnovabili. La Germania, in particolare, ha spinto per una loro possibile inclusione, considerandoli un modo per mantenere in vita i motori a combustione interna in modo “climaticamente neutro”. Sebbene la strada maestra resti l’elettrificazione, il dibattito sugli e-fuels dimostra che la transizione è un processo complesso, fatto di innovazione e anche di compromessi politici. L’associazione dei costruttori europei (ACEA), pur accogliendo con favore la maggiore chiarezza normativa, ha più volte sottolineato le “sfide tecniche e di investimento significative” che attendono l’industria in questo percorso accelerato.
In conclusione, le normative antinquinamento non sono semplici codici su un documento, ma il motore di un cambiamento epocale. Ci spingono a ripensare la mobilità, a innovare e a guardare oltre il cofano della nostra auto. Il viaggio verso un’aria più pulita è iniziato, e ogni chilometro conta.
Per chi volesse approfondire, il sito del Parlamento Europeo offre una panoramica chiara sullo stop al 2035, mentre l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) pubblica regolarmente dati e rapporti sulla qualità dell’aria e l’impatto dei trasporti.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.