Neuralink, la startup di interfaccia cervello-computer fondata dall’imprenditore miliardario Elon Musk, ha recentemente raggiunto un traguardo storico: l’impianto del suo primo chip cerebrale in un paziente umano. Questo evento segna una pietra miliare significativa non solo per l’azienda ma anche per il campo dell’interfaccia cervello-computer (BCI).

Il paziente che ha ricevuto l’impianto è probabilmente una persona che soffre di lesioni al midollo spinale o di sclerosi laterale amiotrofica (ALS), poiché questi erano i gruppi di individui che Neuralink stava reclutando per il suo primo studio clinico umano, un programma di sei anni noto come studio PRIME (Precise Robotically Implanted Brain-Computer Interface). Tuttavia, i dettagli specifici del paziente non sono stati forniti.
Il chip impiantato, noto come N1, è stato sviluppato per decodificare i segnali di movimento intenzionali dall’attività cerebrale e controllare dispositivi che assistono il movimento. Questa tecnologia, che registra l’attività cerebrale attraverso 1024 elettrodi distribuiti su 64 fili, ognuno più sottile di un capello umano, potrebbe rivoluzionare le vite delle persone con paralisi, consentendo loro di controllare dispositivi esterni con il pensiero.
L’obiettivo dello studio PRIME è valutare la sicurezza e l’efficacia dell’impianto BCI N1, del robot chirurgico R1 e del software corrispondente noto come N1 User App per consentire a individui con paralisi di controllare dispositivi esterni. Questa tecnologia potrebbe offrire speranza a coloro che hanno gravi impedimenti motori, come i pazienti con quadriplegia e ALS.
Elon Musk ha aggiunto che il primo prodotto di Neuralink si chiama “Telepatia“, con l’obiettivo di consentire il controllo di telefoni o computer, e quindi quasi qualsiasi dispositivo, semplicemente pensando. Musk ha citato l’esempio del defunto fisico teorico Stephen Hawking, suggerendo che una tecnologia come Neuralink avrebbe permesso a Hawking di “comunicare più velocemente di un dattilografo o di un banditore d’asta”.
Nonostante l’entusiasmo per questi sviluppi, ci sono preoccupazioni riguardanti la sicurezza e gli aspetti etici dell’impianto. La Neuralink ha ottenuto l’approvazione per i test clinici dalla Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti solo dopo diversi ritardi, a causa di preoccupazioni che includevano danni cerebrali alla rimozione dell’impianto, surriscaldamento dei chip, rischi generali associati al posizionamento di una batteria al litio nel cervello e la paura che i fili potessero “migrare“. Inoltre, ci sono state preoccupazioni per la sicurezza informatica dell’impianto, considerando il rischio potenziale di hacking.
Questo sviluppo rappresenta un significativo passo avanti nel campo dell’interfaccia cervello-computer, ma solleva anche importanti domande su come la tecnologia sarà utilizzata, regolamentata e implementata in modo etico e sicuro in futuro.