Il 2025 è un anno di svolta. I numeri parlano chiaro: la cybersecurity in Italia non è più una questione confinata agli uffici IT, ma un tema di leadership, di governance e di sopravvivenza economica. I dati del Rapporto Clusit 2025 sono inequivocabili: nel 2024, il nostro Paese ha visto un aumento degli attacchi gravi del +15,2% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 357 incidenti. Questo non è solo un campanello d’allarme, ma il segnale di una guerra digitale quotidiana che non possiamo permetterci di perdere.
La minaccia non fa distinzioni: tocca le grandi aziende, ma assedia con ferocia anche le PMI italiane, che nel primo semestre del 2025 hanno registrato un aumento degli attacchi del +10%, rappresentando il 27% degli incidenti totali gestiti. La digitalizzazione, pur portando innovazione e crescita (la spesa in cybersecurity per il 58% delle aziende sarà integrata con gli investimenti IT), ha ampliato a dismisura la “superficie di attacco”.

Il Quadrante delle Minacce Emergenti: Malware, AI e Deepfake
Per affrontare il 2025, è essenziale identificare con precisione il nemico. I metodi di attacco più diffusi restano il Malware (39%) e il Phishing/Social Engineering (20%), seguiti dal furto di credenziali. Tuttavia, il panorama si sta rapidamente complicando a causa dell’intelligenza artificiale (AI).
Secondo le proiezioni, entro la fine del 2025, almeno il 30% degli attacchi sarà potenziato dall’intelligenza artificiale. Questo significa phishing automatizzato, malware capaci di adattarsi in tempo reale e lo sfruttamento di vulnerabilità con una velocità impensabile fino a poco tempo fa. L’AI, dunque, è una lama a doppio taglio: potente alleata nella difesa (il 39% delle aziende la impiega per monitorare e rilevare anomalie), ma strumento dirompente nelle mani dei cybercriminali.
Un esempio lampante di questa evoluzione è la minaccia dei Deepfake. I contenuti audio e video generati artificialmente sono diventati così sofisticati da rendere difficile la distinzione dalla realtà, creando il rischio concreto di frodi e manipolazioni del livello decisionale, soprattutto negli ambiti finanziario e della pubblica amministrazione.
Strategie per Imprese: Dalla Difesa Perimetrale al Modello Zero Trust
Le strategie per imprese nel 2025 devono compiere un salto di qualità radicale. Non basta più erigere un muro intorno alla rete aziendale. L’approccio vincente si chiama Zero Trust.
L’architettura Zero Trust, letteralmente “fiducia zero”, si basa sul principio che nessun utente o dispositivo, sia interno che esterno, deve essere automaticamente considerato affidabile. Ogni accesso alle risorse aziendali, sia un’e-mail, un file o un’applicazione cloud, deve essere verificato costantemente. In pratica, se un dipendente accede a dati sensibili dal proprio laptop in remoto, il sistema non si fida solo delle sue credenziali iniziali, ma verifica continuamente il contesto (posizione, dispositivo, comportamento) prima di concedere l’accesso.
Per attuare un’efficace strategia di cybersecurity aziendale nel 2025, tre azioni sono cruciali:
- Consolidamento Tecnologico: il 74% delle grandi organizzazioni sta consolidando le proprie soluzioni di sicurezza. La frammentazione (il 55% delle PMI usa tra 11 e 40 soluzioni diverse) riduce l’efficacia delle difese. L’obiettivo è passare a piattaforme unificate che permettano un’analisi e una risposta agli incidenti più rapida e integrata.
- Formazione e Fattore Umano: il 63% delle grandi imprese potenzia i programmi di sensibilizzazione. Il fattore umano è la principale vulnerabilità; per questo, sessioni formative regolari, test di phishing simulati e l’educazione sui rischi legati all’uso non governato dell’AI sono fondamentali per trasformare i dipendenti nel primo baluardo difensivo.
- Sicurezza del Cloud e IoT: con la diffusione dello smart working e dei dispositivi IoT (Internet delle Cose), proteggere i data center non è sufficiente. Occorre adottare misure rigorose per la sicurezza del cloud e garantire che ogni sensore o dispositivo connesso sia regolarmente aggiornato e monitorato.
Il Ruolo Cruciale della Pubblica Amministrazione
La Pubblica Amministrazione (PA) è un bersaglio primario. I suoi dati – sanità, anagrafica, servizi essenziali – sono il “nuovo petrolio” per i cybercriminali. L’incremento degli attacchi è stato drammatico, con un aumento di oltre sette volte nel numero di attacchi nel triennio 2021-2023 rispetto agli anni precedenti, colpendo in particolare sanità ed enti locali.
La risposta istituzionale è strutturata su due pilastri normativi:
- Strategia Nazionale di Cybersicurezza: promossa dall’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN), mira a garantire l’autonomia strategica nazionale e a elevare la resilienza del Paese. L’ACN sta sperimentando sistemi che, grazie all’uso strategico di Machine Learning e AI, possono ridurre il tempo di risposta agli attacchi da ore a minuti.
- Direttiva NIS2 e PNRR: la direttiva NIS2 introduce obblighi più stringenti per gli enti considerati “essenziali” o “importanti”, imponendo standard elevati nella gestione del rischio e nella continuity operativa. Il Piano Triennale 2024-2026, poi, funge da roadmap per il potenziamento tecnologico e per l’implementazione delle misure finanziate con il PNRR, indirizzando fondi specifici per la sicurezza digitale.
Per la PA, la collaborazione e la condivisione di informazioni (information sharing) sono vitali. Mettere in comune dati sugli attacchi e le best practice tra enti centrali, regioni e comuni, rappresenta la vera chiave per una difesa collettiva efficace, trasformando la gestione del rischio da reattiva a sicurezza proattiva. L’obiettivo è trasformare la sicurezza informatica da un costo da minimizzare a un investimento strategico per la competitività nazionale.
Conclusioni (Sintetiche)
Il 2025 ci obbliga a ripensare la difesa digitale con un approccio sistemico e data-driven. I cybercriminali utilizzano l’AI per attacchi più rapidi e sofisticati (come i deepfake), rendendo essenziale l’adozione del modello Zero Trust per le aziende e l’implementazione rigorosa degli standard NIS2 e delle strategie ACN per la PA. Solo investendo in tecnologia unificata, formazione costante e cooperazione inter-settoriale, l’Italia potrà proteggere i propri asset digitali e garantire un futuro resiliente.
FAQ – Domande Frequenti sulla Cybersecurity in Italia 2025
Qual è la minaccia cyber più in crescita in Italia nel 2025?
L’attacco più diffuso resta il Malware, ma la minaccia che cresce più rapidamente in sofisticazione è quella legata all’uso dell’Intelligenza Artificiale. Si stima che circa il 30% degli attacchi sarà potenziato dall’AI, rendendo il phishing e i deepfake estremamente difficili da rilevare. Questo impone un aggiornamento rapido delle difese e dei protocolli di verifica.
Cosa significa l’approccio “Zero Trust” per le aziende italiane?
Zero Trust è una strategia che elimina il concetto di “rete interna fidata”. Significa che ogni utente e ogni dispositivo che cerca di accedere alle risorse aziendali deve essere continuamente verificato, indipendentemente dalla sua posizione. Questo è vitale per le PMI e le aziende con lavoro ibrido, poiché riduce significativamente i rischi di violazioni interne o causate dal furto di credenziali.
Qual è il ruolo della Pubblica Amministrazione nella Strategia Nazionale di Cybersicurezza?
La PA è al centro della strategia ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) e degli adempimenti NIS2. Il suo ruolo è duplice: proteggere i dati sensibili dei cittadini e garantire la continuità dei servizi essenziali. Deve investire in information sharing, formare il personale e implementare il Piano Triennale 2024-2026, spesso con il supporto di fondi PNRR.
Come può la formazione ridurre il rischio cyber nelle imprese?
La formazione è cruciale perché il fattore umano è la principale vulnerabilità. Programmi di sensibilizzazione regolari (ad esempio simulazioni di phishing) possono ridurre del 70% la probabilità che un dipendente clicchi su un link malevolo. In questo modo, i dipendenti diventano la prima linea di difesa, non l’anello debole della catena di sicurezza.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.