Assumersi il rischio operativo è l’elemento chiave che distingue una concessione da un semplice appalto. Quando un’amministrazione pubblica affida la gestione di un’opera o di un servizio a un operatore privato, non gli sta semplicemente commissionando un lavoro. Gli sta trasferendo la responsabilità di far funzionare quella gestione in un contesto di mercato reale, con tutte le incertezze che ne derivano.
Ma cosa significa, in pratica, questa “traslazione del rischio operativo”? Significa che il concessionario si fa carico dell’alea legata alla gestione, esponendosi alle fluttuazioni del mercato. In altre parole, non esiste alcuna garanzia per il concessionario di recuperare integralmente gli investimenti fatti o i costi sostenuti. Il suo successo economico dipenderà dalla sua capacità di gestire l’opera o il servizio in modo efficiente e di attrarre l’utenza.

Secondo il Codice dei Contratti Pubblici italiano (D.Lgs. 36/2023), all’articolo 177, il trasferimento del rischio operativo è il cuore del contratto di concessione. Questo rischio si manifesta principalmente su due fronti:
- Rischio dal lato della domanda: È l’incertezza legata alla risposta del mercato. Per esempio, un concessionario che costruisce e gestisce un’autostrada si assume il rischio che il volume di traffico sia inferiore alle stime, con conseguenti minori ricavi dai pedaggi. Un altro esempio è la gestione di un parcheggio pubblico: se la domanda di posti auto è bassa, i guadagni del concessionario ne risentiranno direttamente.
- Rischio dal lato dell’offerta: Questo rischio riguarda la capacità del concessionario di erogare il servizio rispettando gli standard qualitativi e quantitativi pattuiti. Include il rischio che i costi di gestione siano più alti del previsto, ad esempio a causa di un aumento inaspettato del prezzo dell’energia o della necessità di manutenzioni straordinarie non preventivate.
È fondamentale sottolineare che il rischio trasferito deve essere reale e non puramente nominale o trascurabile. L’operatore economico deve essere effettivamente esposto alle “intemperie” del mercato. Non rientrano nel rischio operativo, invece, eventi legati a una cattiva gestione da parte del concessionario stesso, ai suoi inadempimenti contrattuali o a cause di forza maggiore, come specificato dalla normativa.
L’Importanza dell’Equilibrio Economico-Finanziario
La traslazione del rischio non implica un “salto nel vuoto” per il concessionario. Il contratto di concessione deve basarsi su un Piano Economico-Finanziario (PEF) che asseveri la sostenibilità dell’operazione. Questo piano è uno strumento dinamico che può essere aggiornato nel tempo per mantenere l’equilibrio tra gli obblighi del concessionario e i suoi diritti economici. L’obiettivo non è garantire un profitto, ma assicurare che le condizioni per un recupero dei costi e degli investimenti, seppur soggetto al rischio di mercato, rimangano eque per tutta la durata della concessione.
Un report dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha più volte ribadito come un’effettiva esposizione al mercato sia l’elemento qualificante della concessione, distinguendola da un appalto dove l’operatore economico è remunerato direttamente dalla stazione appaltante, indipendentemente dalla domanda finale del servizio.
In definitiva, la traslazione del rischio operativo incentiva l’efficienza e l’innovazione da parte del privato. Il concessionario, essendo direttamente interessato al successo dell’iniziativa, sarà spinto a ottimizzare la gestione, a migliorare la qualità del servizio per attrarre più utenti e a trovare soluzioni innovative per ridurre i costi, generando un beneficio non solo per sé ma per l’intera collettività.
Domande Frequenti (FAQ)
1. Qual è la principale differenza tra un appalto e una concessione? La differenza fondamentale risiede nel rischio operativo. In un appalto, il rischio è quasi interamente a carico della pubblica amministrazione, che paga un corrispettivo per un lavoro o servizio. In una concessione, il rischio operativo è trasferito al concessionario, la cui remunerazione dipende in gran parte dai risultati della gestione.
2. Che tipi di rischi operativi esistono? I principali sono il rischio di domanda, legato all’incertezza sulla quantità di utenti che utilizzeranno il servizio (es. meno auto su un’autostrada a pedaggio), e il rischio di offerta, connesso alla capacità di erogare il servizio secondo gli standard e i costi previsti (es. guasti tecnici o aumento dei costi delle materie prime).
3. Il concessionario rischia di perdere tutto il suo investimento? Sì, teoricamente è possibile. Il trasferimento del rischio implica una reale esposizione alle fluttuazioni del mercato. Se la gestione si rivela fallimentare e i ricavi sono molto inferiori alle attese, il concessionario potrebbe non riuscire a recuperare i costi e gli investimenti sostenuti, subendo una perdita significativa.
4. Cosa succede se eventi eccezionali e imprevedibili alterano l’equilibrio del contratto? La normativa prevede meccanismi di revisione del Piano Economico-Finanziario per ristabilire l’equilibrio qualora si verifichino eventi non prevedibili e non imputabili al concessionario. Questo non annulla il rischio, ma garantisce che il contratto rimanga equo e sostenibile di fronte a circostanze straordinarie.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.