Donald Trump entra nel mondo dell’intelligenza artificiale con “Truth Search AI”, un chatbot integrato nel suo social network, Truth Social. L’obiettivo? Fornire risposte. Ma la vera domanda è: quali risposte?
L’intelligenza artificiale generativa è la nuova frontiera della comunicazione e, come prevedibile, anche Donald Trump ha fatto la sua mossa. Seguendo le orme di Elon Musk e del suo controverso chatbot Grok, l’ex presidente ha lanciato Truth Search AI. Questo nuovo strumento, tuttavia, sembra essere stato progettato con uno scopo ben preciso: creare una cassa di risonanza per le sue idee, sollevando importanti questioni sul futuro del dibattito democratico.
Un’intelligenza artificiale su misura
A un primo sguardo, Truth Search AI si presenta come un motore di ricerca potenziato. La tecnologia alla base è fornita da Perplexity, un’azienda in rapida ascesa nel settore AI, nota per la sua capacità di fornire risposte precise con tanto di fonti. Il problema, come emerso da diverse analisi, risiede nella “dieta” informativa di questa specifica versione dell’IA.
Truth Social, infatti, ha la piena facoltà di personalizzare le fonti da cui l’intelligenza artificiale attinge. Come riportato da testate come Axios e India Today, la versione di Perplexity utilizzata per Truth Search AI attinge a un bacino di informazioni ristretto e accuratamente selezionato, privilegiando media conservatori come Fox News, Breitbart e Newsmax. Un portavoce di Perplexity ha confermato che i loro clienti, tramite l’API Sonar, hanno il controllo totale sulle fonti da includere o escludere. Il risultato è un assistente virtuale che, nella stragrande maggioranza dei casi, convalida e rafforza le posizioni di Trump. Si crea così una “bolla informativa” in cui il pensiero critico e la pluralità delle opinioni vengono sostituiti da un consenso artificiale.
Il rischio democratico delle IA di parte
Il caso di Truth Search AI non è isolato. L’IA di Elon Musk, Grok, è stata più volte criticata per riflettere le opinioni spesso controverse del suo creatore. Questi sviluppi mettono in luce un problema cruciale per le nostre democrazie. Come sottolineato in un report del Parlamento Europeo, “l’intelligenza artificiale può generare false informazioni, o diffondere pregiudizi o opinioni che non rappresentano il sentimento pubblico”, minando la fiducia nelle istituzioni e nel processo democratico.
Quando ogni schieramento politico si chiude nella propria realtà, alimentata da un’IA che si presenta come neutrale ma è intrinsecamente di parte, il dialogo si spezza. L’accesso a informazioni verificate e sfaccettate, pilastro di una cittadinanza consapevole, viene meno. Test iniziali sull’IA di Trump hanno mostrato una quasi totale aderenza alle sue tesi, con rarissime eccezioni, come un’ammissione che i dazi tariffari potrebbero alimentare l’inflazione. Una goccia in un oceano di conferme.
Conclusione
L’avvento di intelligenze artificiali “schierate” politicamente rappresenta una sfida che non possiamo ignorare. La comodità di una risposta immediata non deve farci dimenticare l’importanza di verificare le fonti e di cercare attivamente punti di vista differenti. Il rischio è una società polarizzata, intrappolata in bolle di realtà parallele costruite su misura da algoritmi.
Per approfondire il tema dell’impatto dell’IA sulla democrazia e sull’informazione, si consiglia la lettura delle analisi del Knight First Amendment Institute e dei report del Parlamento Europeo.
Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.