Immagina di avere a disposizione non più un assistente virtuale, ma un vero e proprio esperto di livello accademico in qualsiasi disciplina, pronto a rispondere alle tue domande. Questa è la promessa di GPT-5, l’ultima evoluzione di OpenAI che sta già facendo parlare di sé. Ma si tratta di una vera rivoluzione o di un semplice passo avanti?

Non un modello, ma un’intelligenza ibrida
La novità più interessante di GPT-5 non risiede tanto in un singolo, monumentale balzo in avanti, quanto nella sua architettura. A differenza dei predecessori, non è un modello unico, ma un sistema ibrido. In pratica, quando interagisci con lui, il sistema decide autonomamente quale “specialista” interno utilizzare per fornirti la risposta migliore.
Come spiegato da OpenAI, la scelta si basa su diversi fattori: “il tipo di conversazione, la sua complessità, i requisiti del dispositivo e l’intenzione espressa”. Questo significa che per una domanda semplice e veloce attingerà a un modello più agile, mentre per un quesito complesso che richiede un ragionamento approfondito, impiegherà un modello più potente e riflessivo. Di fatto, l’utente non deve più preoccuparsi di quale versione usare: l’IA adatta se stessa al compito, un piccolo ma significativo passo verso un’intelligenza artificiale più autonoma e versatile.
Dalla complessità alla conversazione naturale
Se con i modelli precedenti era spesso necessario “guidare” l’IA con istruzioni precise (il cosiddetto prompt engineering), l’esperienza con GPT-5 sembra cambiare le regole del gioco. L’idea è passare da comandi rigidi a una conversazione fluida.
A questo proposito, l’esperienza riportata da Ethan Mollick, scrittore esperto di IA, è illuminante. Ha chiesto al modello, con una semplice frase, di creare un software per progettare edifici in stile brutalista, ottenendo in pochi minuti un programma 3D funzionante. “Prima guidavo attentamente l’IA per ottenere ciò che chiedevo. Ora mi limito a indicare approssimativamente cosa voglio. E in qualche modo funziona”, scrive Mollick. Questa evoluzione si allinea con le promesse di OpenAI, che punta a una drastica riduzione delle “allucinazioni” (informazioni errate) e a un netto miglioramento nella scrittura, nella programmazione e nell’assistenza sanitaria.
Conclusione
GPT-5 non è (ancora) l’Intelligenza Artificiale Generale che cambierà il mondo da un giorno all’altro, ma rappresenta un cambiamento di paradigma cruciale. Rende la tecnologia più accessibile, intuitiva e potente, spostando l’attenzione dall’abilità di scrivere il prompt perfetto alla semplice capacità di dialogare. È un’IA più matura, che promette di diventare uno strumento ancora più integrato e utile nella nostra vita quotidiana e professionale.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.