In Italia, fare impresa è spesso una corsa a ostacoli. Due delle principali barriere alla crescita delle aziende sono rappresentate dalla pressione fiscale elevata e dalla complessità burocratica. Un binomio che, secondo numerosi studi e analisi, costituisce una delle principali cause della scarsa competitività del sistema economico italiano.

Un fisco tra i più pesanti d’Europa
Secondo il rapporto Taxing Wages 2023 dell’OCSE, l’Italia è tra i Paesi con la pressione fiscale più alta sul lavoro dipendente. Il cuneo fiscale – ovvero la differenza tra quanto il datore di lavoro spende e quanto il lavoratore riceve netto – supera il 45%, contro una media OCSE del 34% (fonte).
Ma non è solo il costo del lavoro a gravare sulle aziende. Il World Bank Doing Business Report – prima della sua sospensione nel 2021 – classificava l’Italia in posizioni medio-basse in termini di facilità nel pagare le tasse, richiedendo alle imprese 238 ore all’anno solo per gestire gli adempimenti fiscali (fonte).
Burocrazia: un labirinto normativo
Accanto al peso fiscale, si somma un sistema burocratico percepito come farraginoso e inefficiente. Secondo il rapporto annuale “Doing Business in Italy 2022” di Confartigianato, oltre il 40% delle PMI italiane indica nella burocrazia uno dei principali ostacoli all’attività quotidiana. La lentezza nel rilascio di autorizzazioni, i continui cambiamenti normativi e la stratificazione delle competenze tra enti locali, regionali e statali creano incertezza e rallentano gli investimenti.
Un esempio emblematico è quello delle autorizzazioni edilizie o ambientali, che in alcune regioni possono richiedere anche fino a 200 giorni, generando costi aggiuntivi e perdita di competitività.
L’impatto sulle nuove imprese e sugli investimenti esteri
La combinazione di tasse alte e burocrazia complessa disincentiva la nascita di nuove imprese. L’Italia ha un tasso di imprenditorialità tra i più bassi d’Europa, soprattutto tra i giovani. Inoltre, come sottolineato dal Rapporto ICE 2023 sull’attrazione degli investimenti esteri, la burocrazia è tra i principali deterrenti per gli investitori stranieri, che prediligono contesti più snelli come Irlanda o Paesi Bassi.
Le riforme (e le resistenze)
Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il Governo ha avviato un percorso di semplificazione amministrativa e digitalizzazione. Riforme come il portale unico INAD per la notifica digitale, la piattaforma unica per i servizi alle imprese e la riforma fiscale sono alcuni degli interventi promessi.
Tuttavia, l’effettiva attuazione è rallentata da resistenze politiche, mancanza di competenze digitali nella PA e dalla storica lentezza nell’attuazione delle riforme strutturali.
Conclusione: quale direzione prendere?
Per uscire dalla trappola fiscale-burocratica, è fondamentale:
- Ridurre in modo strutturale il cuneo fiscale sul lavoro.
- Semplificare radicalmente le procedure amministrative.
- Potenziare la digitalizzazione della PA.
- Rafforzare la formazione del personale pubblico e privato.
Solo così l’Italia potrà diventare un terreno fertile per la crescita di imprese innovative, attrarre capitali esteri e rilanciare la produttività interna.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.