L’idea di arricchire il proprio piano pensionistico con qualcosa di diverso dalle solite azioni e obbligazioni sta prendendo piede. Si parla sempre più di “asset alternativi” come criptovalute e private equity, strumenti un tempo riservati a una élite di investitori, che potrebbero presto entrare nel portafoglio di milioni di lavoratori. Ma è davvero una buona idea?
Nuove Frontiere per i Fondi Pensione
Storicamente, i piani pensionistici come i 401(k) americani (simili ai nostri fondi pensione) si sono sempre basati su un mix prudente di azioni e obbligazioni. Tuttavia, recenti spinte normative, come un ordine esecutivo dell’amministrazione Trump, hanno iniziato a spianare la strada per includere opzioni più innovative.
Il private equity, ad esempio, consiste nell’investire in aziende non quotate in borsa, spesso per ristrutturarle e rivenderle. Un mondo fino a ieri accessibile solo a grandi istituzioni e patrimoni milionari. L’apertura ai piccoli risparmiatori viene vista da alcuni come una “democratizzazione” della finanza. Lisa Kirchenbauer, consulente di Omega Wealth Management, sottolinea però un aspetto cruciale: non è detto che le opportunità offerte al grande pubblico siano le stesse, e con gli stessi rendimenti, di quelle riservate ai “piani alti”. La qualità dell’investimento farà tutta la differenza.
Valutare Attentamente Rischi e Costi
Se da un lato si aprono nuove possibilità, dall’altro emergono rischi significativi che ogni risparmiatore dovrebbe conoscere. I gestori dei fondi pensione sono sempre stati cauti per ottime ragioni: la legge impone loro di agire nel migliore interesse dei dipendenti, i quali possono fare causa in caso di negligenza. L’amministrazione Biden, ad esempio, ha formalmente messo in guardia dall’includere le criptovalute nei piani pensionistici, data la loro altissima volatilità e la scarsa regolamentazione.
Il private equity presenta sfide diverse. Come fa notare Jeff Hooke, docente alla Johns Hopkins University, questi fondi comportano commissioni molto elevate, spesso “un 2% di gestione e un 20% sui profitti”, che possono erodere i rendimenti. Inoltre, richiedono di bloccare il capitale per periodi molto lunghi, anche un decennio, una condizione poco flessibile per chi è vicino alla pensione o potrebbe cambiare lavoro.
Conclusioni: Innovare con Prudenza
L’apertura dei piani pensionistici ad asset alternativi come criptovalute e private equity potrebbe offrire nuove opportunità di crescita, ma introduce anche complessità e rischi non trascurabili. La volatilità delle prime e i costi elevati dei secondi richiedono un’attenta valutazione.
Per chi è ancora lontano dalla pensione e ha un’alta propensione al rischio, dedicare una piccola parte del portafoglio (non oltre il 5-10%, secondo alcuni esperti) a questi strumenti potrebbe essere un’opzione. Per tutti gli altri, i tradizionali fondi indicizzati a basso costo rimangono probabilmente la scelta più saggia e sicura.
Prima di prendere qualsiasi decisione, è fondamentale informarsi a fondo e, se possibile, consultare un consulente finanziario indipendente.
Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.