Il 2025 segna un momento di intensificazione cruciale nelle relazioni economiche tra l’Unione Europea e l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). Nonostante l’obiettivo a lungo termine sia un unico, ambizioso Accordo di Libero Scambio (ALS) interregionale, l’approccio privilegiato dall’UE, definito “a blocchi di costruzione” (building blocks), ha portato a progressi tangibili e significativi con i singoli Stati membri. L’importanza strategica dell’area è indiscutibile: l’ASEAN, con i suoi 680 milioni di consumatori, si conferma il terzo maggiore partner commerciale dell’UE al di fuori dell’Europa, subito dopo Stati Uniti e Cina. Mantenere e rafforzare questa relazione è fondamentale per la diversificazione delle catene di approvvigionamento e la competitività europea in un contesto geopolitico sempre più sfidante.

La Strategia Bilaterale: I “Blocchi di Costruzione” che Definiscono il 2025
Dopo la sospensione dei negoziati per un ALS interregionale avvenuta nel lontano 2009, l’Unione Europea ha saggiamente orientato la sua politica commerciale verso accordi bilaterali mirati. Questa mossa ha permesso di superare le eterogeneità politiche ed economiche del blocco ASEAN, creando al contempo un modello che potrà, un giorno, confluire nell’accordo più ampio.
Esempi di successo sono già operativi. L’Accordo di Libero Scambio UE-Singapore, in vigore da diversi anni, e l’Accordo UE-Vietnam, approvato dal Parlamento Europeo nel febbraio 2020, fungono da veri e propri progetti pilota. Questi patti hanno eliminato quasi tutti i dazi doganali, fornendo accesso privilegiato a settori chiave come macchinari, prodotti chimici e agroalimentari di qualità europea, tutelando al contempo indicazioni geografiche come il Parmigiano Reggiano.
Il vero punto focale e il risultato più rilevante del 2025 è senza dubbio la chiusura dei negoziati con l’Indonesia. Dopo nove anni di trattative, l’accordo di partenariato economico globale (CEPA) con Giacarta ha raggiunto la fase finale. L’Indonesia, la più grande economia del Sud-Est asiatico, rappresenta un pilastro essenziale nella strategia UE. L’intesa non si limita alla riduzione delle tariffe, ma spinge su servizi, appalti pubblici e, in modo cruciale, sugli standard di sostenibilità legati, ad esempio, all’olio di palma e alle risorse naturali. Questo risultato invia un messaggio potente sulla volontà di entrambe le parti di consolidare i legami economici UE-Sud-Est Asiatico.
Un Partenariato che Va Oltre il Commercio
La cornice che sostiene tutte queste iniziative è il Partenariato Strategico UE-ASEAN, formalmente istituito nel dicembre 2020. Questo status riconosce l’ASEAN come un attore centrale nella strategia UE per la cooperazione nell’Indo-Pacifico. Non si tratta solo di merci e tariffe, ma di una cooperazione che abbraccia sicurezza politica, connettività, cambiamento climatico e sviluppo sostenibile.
Il Commissario per il Commercio ha più volte evidenziato che gli accordi commerciali rendono l’UE più resiliente (Fonte: Rappresentanza in Italia della Commissione Europea). Secondo la quinta relazione annuale sull’attuazione della politica commerciale UE, che copre i risultati del 2024 e della prima metà del 2025, le esportazioni europee verso Paesi con accordi preferenziali sono cresciute a un ritmo quasi doppio rispetto a quelle dirette verso mercati senza tali patti. Nello specifico, il valore totale degli scambi commerciali (beni e servizi) tra UE e ASEAN ha toccato circa 271,9 miliardi di euro nel 2023 (Dati Eurostat citati in report di inizio 2025), rendendo la regione un mercato vitale per l’industria manifatturiera, i prodotti farmaceutici e l’agroalimentare europeo.

L’Agenda di Nuova Generazione: Sostenibilità e Norme
Gli Accordi bilaterali UE-ASEAN che sono in corso di negoziazione, come quelli con la Malaysia e la Thailandia, seguono un modello di “nuova generazione”. Questo modello si distingue per l’incorporazione di capitoli robusti su temi che definiscono la politica commerciale moderna dell’UE:
- Sostenibilità (Trade and Sustainable Development – TSD): Questi capitoli includono impegni vincolanti sugli standard lavorativi fondamentali dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) e sulla ratifica e applicazione di accordi ambientali cruciali, come l’Accordo di Parigi. L’obiettivo è garantire che l’apertura dei mercati non avvenga a discapito dei diritti umani o dell’ambiente.
- Economia Digitale: Con la rapida crescita della connettività nel Sud-Est Asiatico, gli accordi stabiliscono norme chiare per il flusso di dati transfrontalieri e protezioni per i consumatori, facilitando le operazioni delle aziende europee nel settore tecnologico e dei servizi.
- Governance e Appalti Pubblici: Si cerca di garantire maggiore trasparenza e pari condizioni di accesso per le aziende UE ai mercati degli appalti pubblici in Paesi come il Vietnam e, in futuro, l’Indonesia.
Questi requisiti elevati sono visti dalle imprese europee, come BusinessEurope, non solo come un costo, ma come un modo per promuovere un commercio basato su regole e valori, essenziale per la stabilità a lungo termine.
La Pressione Geopolitica: Il Contesto del 2025
Il panorama commerciale in Asia è dinamico, e questo accelera la necessità per l’UE di finalizzare i propri accordi. A fine ottobre 2025, la Cina e l’ASEAN hanno siglato il Protocollo di aggiornamento dell’Area di Libero Scambio (ACFTA 3.0), ampliando la cooperazione a economia digitale e catene di approvvigionamento. Questo evento, che rafforza i legami tra Pechino e il Sud-Est asiatico, accresce la rilevanza dell’impegno europeo. L’UE, posizionandosi come un partner che offre non solo accesso al mercato, ma anche standard elevati e un approccio sostenibile e inclusivo, mira a differenziarsi dai competitor globali.
L’impulso dato dagli accordi con Singapore, Vietnam e ora Indonesia, crea una spinta in avanti. L’aspettativa è che nel biennio 2026-2027 si assista a una riattivazione o a una accelerazione concreta dei negoziati con gli altri Paesi chiave, come Malaysia e Thailandia, con la possibilità sempre più concreta di raccogliere questi singoli patti in un futuro Accordo di Libero Scambio interregionale UE-ASEAN. La politica commerciale dell’Unione, definita “aperta, equa e assertiva”, sta plasmando attivamente il suo futuro nell’Indo-Pacifico.
Domande Frequenti (FAQ) sugli Accordi UE-ASEAN
Qual è l’attuale stato degli accordi commerciali tra l’UE e l’ASEAN nel 2025? Attualmente, non esiste un unico Accordo di Libero Scambio (ALS) interregionale in vigore. L’Unione Europea sta perseguendo una strategia di “blocchi di costruzione”, concentrandosi su accordi bilaterali con i singoli Paesi membri. Ad oggi, gli ALS con Singapore e Vietnam sono attivi, e la novità più significativa del 2025 è la chiusura dei negoziati per l’accordo di partenariato economico globale con l’Indonesia.
Perché l’Unione Europea non ha ancora siglato un accordo unico con l’intero blocco ASEAN? Le trattative per un ALS interregionale sono state sospese nel 2009 a causa delle significative differenze politiche ed economiche tra i dieci Stati membri dell’ASEAN. La strategia bilaterale permette all’UE di adattare gli accordi alle specificità di ciascun Paese, affrontando al contempo temi complessi come i diritti umani e la sostenibilità, mantenendo l’obiettivo finale di un accordo complessivo.
Quali sono i settori europei che beneficiano maggiormente di questi accordi commerciali con il Sud-Est Asiatico? I settori più avvantaggiati sono quelli con un alto valore aggiunto e che beneficiano dell’eliminazione dei dazi. Questi includono la produzione di macchinari e attrezzature industriali, l’industria chimica, i prodotti farmaceutici e, in modo significativo, il settore agroalimentare, grazie alla protezione delle indicazioni geografiche (IG). Anche i servizi, inclusi banche e trasporti, ottengono un migliore accesso ai mercati.
In che modo i nuovi accordi UE con l’ASEAN affrontano le tematiche ambientali? Gli accordi di “nuova generazione”, come quelli con Vietnam e Indonesia, includono robusti capitoli sul Commercio e Sviluppo Sostenibile (TSD). Questi impongono impegni vincolanti per il rispetto degli accordi internazionali sul clima (come l’Accordo di Parigi) e norme per garantire che l’aumento degli scambi sia in linea con pratiche sostenibili, ad esempio nella gestione forestale e nella tutela della biodiversità.
Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.



