Il termine cloud computing lo sentiamo ovunque: nei meeting di lavoro, sulle riviste tech, persino nei discorsi casuali al bar. Ma cosa intendiamo davvero quando parliamo di cloud computing? È solo un modo elegante per dire che “i dati stanno su internet”? Non proprio. In questo articolo, smontiamo il concetto e lo ricostruiamo in parole semplici ma precise.
Che cos’è davvero il cloud computing?
Immagina di avere un ufficio pieno di computer, server e hard disk. Tutto funziona, ma ogni file, programma o sistema operativo è legato a quella macchina fisica. Ora, immagina di poter accedere a quegli stessi file o applicazioni ovunque tu sia, da qualsiasi dispositivo, senza mai preoccuparti della manutenzione fisica dell’hardware. Questo, in sostanza, è cloud computing.

In termini più tecnici, il cloud computing è l’erogazione di servizi informatici (come server, storage, database, rete, software, analisi e intelligenza artificiale) tramite Internet, ovvero “il cloud”.
Secondo Gartner, leader globale nell’analisi IT, “il cloud computing consente un accesso comodo e on-demand a un insieme condiviso di risorse configurabili che possono essere rapidamente rilasciate con un minimo sforzo di gestione.”
Le 3 forme principali del cloud computing (senza cadere nel tecnico)
Parlare di cloud senza menzionare IaaS, PaaS e SaaS sarebbe come spiegare l’acqua senza dire che può essere ghiaccio, liquido o vapore. Tranquillo, niente paroloni astrusi.
1. IaaS – Infrastructure as a Service
È come affittare l’intera infrastruttura IT da un fornitore cloud. Non devi comprare server, ma li “prendi in prestito” quando ti servono. Amazon Web Services (AWS) è un esempio perfetto. Ideale per aziende che vogliono scalabilità senza grandi investimenti iniziali.
2. PaaS – Platform as a Service
Hai già un team di sviluppatori? Bene, PaaS offre loro tutto ciò che serve per creare, testare e distribuire applicazioni. Google App Engine è uno dei nomi noti in questo ambito. È come avere un’officina già pronta all’uso.
3. SaaS – Software as a Service
La forma più conosciuta. Usi un software senza installarlo. Gmail, Dropbox, Microsoft 365: sono tutti esempi di SaaS. Paghi un abbonamento e ottieni aggiornamenti automatici, accessibilità ovunque e sicurezza.
Non solo per aziende: il cloud è già nella tua vita quotidiana
Lo usi ogni giorno, anche se non lo sai. Quando salvi le foto su Google Foto o ascolti playlist su Spotify, stai sfruttando la potenza del cloud computing.
Secondo una statistica di Statista, oltre il 60% della popolazione mondiale utilizza quotidianamente almeno un servizio cloud, anche solo per backup automatici o streaming. E la tendenza è in aumento costante.
Vantaggi del cloud: più flessibilità, meno pensieri
Ecco perché il cloud sta conquistando tutto:
- Flessibilità estrema: adatti risorse alle tue necessità. Usi solo ciò che ti serve.
- Riduzione dei costi: niente più server da acquistare o gestire.
- Aggiornamenti automatici: i software si aggiornano da soli.
- Sicurezza avanzata: i provider investono milioni nella protezione dei dati.
- Accessibilità globale: basta una connessione a internet.
Tuttavia, non è tutto oro quel che è cloud. Come ogni innovazione, ci sono sfide da affrontare: latenza in alcune regioni, dipendenza da terze parti, problemi di conformità con regolamenti come GDPR. Eppure, i benefici superano spesso gli svantaggi.
Cloud pubblico, privato o ibrido? Scegli il tuo cielo digitale
Un’altra distinzione utile: esistono diversi “modelli” di cloud.
- Cloud pubblico: condividi l’infrastruttura con altri clienti (es. Google Cloud, AWS).
- Cloud privato: creato per una sola organizzazione. Maggiore controllo e sicurezza.
- Cloud ibrido: il meglio dei due mondi. Combina pubblico e privato per massima flessibilità.
Secondo IDC, entro il 2025 oltre il 90% delle aziende adotterà una strategia multi-cloud o ibrida, cercando di unire sicurezza, scalabilità e costi ottimizzati.
Ma il cloud è sicuro? (Spoiler: sì, ma dipende da te)
La domanda più frequente. “Se i miei dati non sono fisicamente con me, sono al sicuro?”
Sì, ma come ogni tecnologia, la sicurezza dipende da come viene utilizzata. I provider cloud offrono standard elevati di protezione: crittografia, firewall, autenticazione multifattoriale. Tuttavia, l’utente ha comunque un ruolo centrale.
Il 95% delle violazioni della sicurezza nel cloud sono causate da errori umani, secondo una ricerca di Gartner. Serve quindi una cultura aziendale della sicurezza e formazione costante.
Una rivoluzione silenziosa, ma irreversibile
Il cloud non è una moda passeggera. È una trasformazione strutturale del modo in cui pensiamo l’informatica. Così come l’elettricità ha sostituito le candele, il cloud sta progressivamente sostituendo l’infrastruttura fisica tradizionale.
Conclusione
Cosa intendiamo per cloud computing? Molto più di un semplice “spazio online”. È una rivoluzione culturale e tecnologica che trasforma il modo in cui lavoriamo, archiviamo, comunichiamo.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.