La trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione (PA) italiana passa attraverso una parola chiave: cloud. Questo modello di gestione dei dati e delle infrastrutture informatiche rappresenta una svolta nella modernizzazione dei servizi pubblici. Ma cosa significa davvero “migrare al cloud” per i Comuni, le Regioni e i Ministeri italiani? E quali vantaggi comporta per cittadini e imprese?

Cos’è il Cloud per la PA
Nel contesto della PA, cloud computing significa ospitare applicazioni, banche dati e sistemi su infrastrutture remote e scalabili, invece che su server locali. Questo consente maggiore flessibilità, sicurezza, efficienza e risparmio.
Secondo Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), il cloud è uno strumento essenziale per:
- la semplificazione amministrativa,
- l’interoperabilità tra enti,
- la sicurezza informatica.
L’adozione del cloud rientra nel Piano Triennale per l’Informatica nella PA e si integra con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha destinato oltre 1 miliardo di euro per la migrazione al cloud degli enti pubblici italiani (Fonte: AgID).
Il Polo Strategico Nazionale: L’infrastruttura chiave
Al centro del processo c’è il Polo Strategico Nazionale (PSN), una piattaforma cloud progettata per ospitare i dati più critici e sensibili della PA. Gestito da un consorzio pubblico-privato (composto da TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti e Sogei), il PSN è operativo dal 2023.
L’obiettivo del PSN è duplice:
- centralizzare i dati più critici garantendo elevati standard di sicurezza,
- offrire servizi cloud pubblici e privati certificati per tutti gli enti della PA.
Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale, Alessio Butti, ha dichiarato:
“La strategia cloud per la PA italiana rappresenta un passo epocale verso un sistema pubblico più efficiente, sicuro e trasparente.”
(Fonte: Governo.it)
Sicurezza e Sovranità Digitale
Uno dei temi centrali dell’adozione del cloud nella PA è la sovranità digitale. Il cloud nazionale permette di:
- mantenere i dati sul territorio italiano,
- evitare la dipendenza da operatori esteri (cd. vendor lock-in),
- aumentare la protezione da minacce informatiche, come previsto dalla strategia nazionale di cybersicurezza.
Il Rapporto Clusit 2024 conferma che la migrazione al cloud, se ben gestita, migliora la resilienza delle PA agli attacchi informatici, che nel solo 2023 sono aumentati del 40% rispetto all’anno precedente.
Vantaggi per Cittadini ed Enti
Per gli enti pubblici, passare al cloud significa:
- meno costi di manutenzione hardware,
- scalabilità dinamica delle risorse,
- miglior accessibilità ai dati,
- servizi digitali più veloci e intuitivi.
Per i cittadini:
- moduli online sempre disponibili,
- riduzione dei tempi burocratici,
- servizi personalizzati tramite SPID e app come IO.
Sfide ancora aperte
Nonostante i progressi, secondo l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, solo il 42% degli enti locali ha avviato un processo concreto di migrazione. Le principali barriere restano:
- mancanza di competenze interne,
- carenza di risorse IT,
- ritardi nell’attuazione dei bandi PNRR.
Conclusione
Il cloud nella Pubblica Amministrazione non è più un’opzione, ma una necessità strategica. Con il supporto del PSN, delle risorse del PNRR e delle policy dell’AgID, l’Italia può finalmente colmare il divario digitale che la separa dalle democrazie europee più avanzate. Tuttavia, il successo di questa transizione dipenderà dalla formazione del personale, dalla collaborazione tra enti e da una visione a lungo termine.

Giornalista e analista, scrive di economia italiana, innovazione e imprese. Appassionato di tecnologia e finanza, racconta il presente e il futuro delle aziende che fanno muovere il Paese.