Il parto indotto: cosa è e quando di pratica.

Avete mai sentito parlare del cosiddetto parto indotto? Se non sapete di cosa si tratta oppure volete saperne di più, continuate a leggere questo articolo dedicato proprio a questo delicato tema.

Le donne con il pancione, soprattutto nelle fasi finali della gestazione, non vedono l’ora che il bambino nasca e che tutti i problemi fisici collegati alla gravidanza finiscano. Allo stesso tempo, però, l’attesa della nascita del bambino che si è portato in grembo per 9 mesi è anche un momento caratterizzato da paure, dubbi e ansie. Queste si moltiplicano man mano che la data del parto si avvicina.  Ma cosa accade quando la data presunta della nascita finalmente arriva e il piccolo non viene al mondo? E’ proprio in questo caso che si rende necessario il ricorso al cosiddetto parto indotto.

Che cos’è e a cosa serve il parto indotto?

Il parto indotto è un vero e proprio stimolo a partorire che si rende necessario se la gestante ha superato la 41/42esima settimana di gestazione senza la comparsa di chiari segni che indichino l’inizio spontaneo del travaglio.

Queste tempistiche sono considerate il limite ultimo perché, una volta superata la 40esima settimana di gravidanza, la placenta inizia gradualmente ad “invecchiare”, diventando meno capace di garantire al bambino (che è ancora nel pancione) il nutrimento e l’ossigenazione necessari ad una nascita priva di rischi.

Un’altra componente da tenere a mente quando la gravidanza si protrae più del dovuto è la rottura del sacco amniotico senza, però, l’inizio delle contrazioni. Anche in questo caso può rendersi necessaria l’induzione al parto per evitare che il bambino sia esposto al rischio di infezioni. Queste sono molto comuni dopo la rottura delle membrane e possono far insorgere anche problematiche gravi, come ritardi nella crescita e nello sviluppo del piccolo.

Come viene indotto il parto?

I metodi impiegati per indurre il parto in una gestante che ha superato i limiti di sicurezza (41-42esima settimana di gestazione) oppure in una gestante che presenta una condizione ritenuta di rischio per lei o per il bambino che porta in grembo (rottura del sacco amniotico senza contrazioni) sono diversi. Vediamo insieme quali sono le principali tecniche usate per l’induzione del parto. Iniziamo con il gel di Prostaglandine, un gel specifico che, quando la cervice è ancora chiusa, la ammorbidisce e la prepara alla dilatazione.

Se la dilatazione è già presente in parte, si usa la tecnica del distacco delle membrane. Se c’è dilatazione, il sacco amniotico viene staccato manualmente prendendolo dalla parte inferiore dell’utero e inducendo il parto.  Simile alla tecnica del distacco delle membrane è quella della rottura delle membrane. L’attuazione prevede che sia già presente almeno parzialmente la dilatazione (qualche centimetro). Uno speciale uncino viene inserito attraverso la cervice e con questo strumento viene rotto il sacco amniotico, in modo da stimolare l’avvio delle contrazioni e del travaglio. Tale metodologia è indolore ed è abbastanza efficace nell’induzione del parto.

Abbiamo poi il catetere di Foley, un catetere dotato di annesso palloncino che viene inserito ancora sgonfio nella cervice e subito dopo gonfiato con della soluzione fisiologica. Il suo funzionamento nell’induzione del parto è semplice. il palloncino fa pressione sul collo del’utero dall’interno, proprio come se si trattasse della testa del bambino che spinge per uscire. In questo modo il corpo riceve un segnale che favorisce la dilatazione e, successivamente, l’inizio del travaglio.

L’ultima tecnica per indurre il parto prevede il ricorso all’Ossitocina. L’Ossitocina viene somministrata alla gestante attraverso una flebo che induce l’avvio del travaglio. Una volta che il travaglio si è presentato, l’Ossitocina non viene rimossa ma lasciata in sede per tutta la sua durata. La flebo serve infatti a modulare l’intensità delle contrazioni. La medesima sostanza viene utilizzata per controllare il ritmo delle contrazioni anche nei parti non indotti: se alla fine del parto le contrazioni iniziano a presentarsi con meno regolarità o se il loro ritmo rallenta, l’Ossitocina è un valido aiuto per far sì che il parto si concluda in maniera esente da rischi per il bimbo e la madre.

Se tutte le tecniche appena presentate non dovessero avere buon esito ed il parto continua a ritardare, l’equipe medica provvederà alla realizzazione del taglio cesareo.